VELE FACCIO VEDERE


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I miei lavori > Nave baleniera

Vista laterale del modello sulla sua base di Plexiglas nella quale è affondato. La parte inferiore del modello (si chiama opera viva, mentre quella che fuoriesce dall'acqua si chiama opera morta) è visibile abbassandosi leggermente.
Al centro del modello si può notare il tetto con due fumaioli. Sotto il tetto è posta la cucina che serviva per sciogliere il grasso delle balene.

Alice Mandell
Nave baleniera di New Badford, del 1851.
Scala 1:65
Modello completamente autocostruito con circa 9000 ore di lavoro, la nave è completamente invelata e sono state riprodotte tutte le manovre.
Documentazione:
- disegni di Giorgio Michelini con integrazione di un disegno spagnolo;
- disegni tratti dal libro "
Building Ship Models"
- per la realizzazione delle barche, le vere baleniere, dettagli e note sono state ricavate dal libro "
Il naufragio della baleniera Essex" di Owen Chase;
- ulteriori notizie dal sito "
New Bedford Waling Museum".


New Bedford, è il più grande, pittoresco e importante porto baleniero di tutti i tempi. Alla metà del 1800 erano più di 300 le navi baleniere che operavano in questo porto.
Queste navi, generalmente, navi commerciali e/o da guerra in disuso che venivano trasformate in navi baleniere, avevano una stazza da 200 a 400 tonnellate, vele quadre ed il ponte di coperta, con un baglio molto grande, era raso, cioè libero; una caratteristica delle navi baleniere era quella di avere le vele molto sporche tanto da essere individuate e riconosciute anche da lontano. Le macchie erano prodotte dai fumi dei forni in mattoni nei quali veniva sciolto il grasso delle balene per ricavarne l’olio.
In genere si ritornava nel porto di partenza quando il carico aveva raggiunto un valore considerevole, per cui
la stagione di caccia poteva durare anche più di due anni.
Una volta raggiunta la zona di caccia, venivano ammainate le vele di
velaccino e controvelaccino e dei marinai, che non avevano più la vista impedita da tali vele, salivano sugli alberi di trinchetto e di maestra nei posti di vedetta; perlustravano l’area per individuare le balene, una volta avvistate lanciavano il grido “soffia soffia”, la nave si fermava e venivano calate in mare le barche (le vere baleniere)per la caccia vera e propria.
Le baleniere di quel periodo avevano un’opera viva non molto elegante ma ottime linee d’acqua che davano loro una qualità che la loro apparenza smentiva. L’opera viva (la parte sommersa) era, in genere, rivestita di lastre di rame per evitare che le tavole del fasciame venissero attaccate dalle teredini, molluschi marini bivalvi dal corpo vermiforme provvisti di una conchiglia che li copre solo in parte; ali molluschi si nutrono essenzialmente di legno rendendolo marcio. Erano equipaggiate con sette barche di cui cinque,
completamente attrezzate, portate da gru e pronte all’uso. Queste barche, come già detto, servivano per la caccia alla balena che, una volta catturata ed uccisa, veniva trascinata sotto bordo e legata alla nave che, ferma, aspettava l’arrivo di queste.
A metà nave vi era un’apertura sull’impavesata dalla quale si faceva sporgere un ponteggio, anche questo mobile, che veniva posato sopra la balena. Gli uomini addetti alla lavorazione delle carni, da questo ponteggio, tagliavano la preda in grossi pezzi che dopo essere stati sollevati da un robusto paranco venivano gettati nelle caldaie del forno. L’olio così ricavato veniva raccolto in botti e stivato.

La
Alice Mandell costruita nel 1851, fece solo due campagne di caccia, perché durante la seconda naufragò nel mar della Cina, era il marzo 1857.


Il modello visto da poppa. Si notano le baleniere sospese alle gru, sul lato di dritta, le baleniere di riserva poste sulla tettoia sotto la quale ci sono i contenitori con tutti gli accessori di scorta utilizzate sulle imbarcazioni (remi, pagaie, arpioni, lance, coltelli, asce, ecc.)

La poppa con in primo piano il fregio dell'aquila e la botte d'acqua di riserva. Il nome della nave baleniera ed il porto di apparteneza.

SITO AGGIORNATO AL 09.10.2015

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